A BookCity una città a misura d’uomo grazie alla cultura

Venerdì 13 novembre, all’interno dell’evento BookCity Milano 2020, si è svolto un interessante incontro promosso dalla Fondazione Collegio delle Università Milanesi, rappresentata per l’occasione dal Presidente Salvatore Carrubba. Tema dell’incontro “La Città dei 15 minuti”, ovvero un nuovo modo di concepire la città e la prossimità tra persone grazie ad una rinnovata attenzione verso la cultura.

Tra i relatori Luca Formenton, presidente di Bookcity, Giovanna Amadasi, Giovanni Crupi, Marco Minoja e Marco Zapparoli. A moderare l’incontro Aura Bertoni, professoressa dell’Università Bocconi.

Quello della “Città dei 15 minuti”, ha spiegato la professoressa Bertoni, è un concetto che segue una serie di motivazioni ecologiche, sociali ed economiche e di cui il Covid ha evidenziato l’importanza, con molte persone che oggi “lavorano a casa o vicino a casa, passano il tempo libero nel proprio quartiere, o frequentano i negozi di vicinato”.

Un’idea, aggiunge Salvatore Carrubba, cui il digitale può dare un grande mano a condizione però “di non favorire l’autoreferenzialità delle idee e l’isolamento delle persone”. Perché la cultura, sottolinea ancora Carrubba, è “un’attività sociale”. 

Quella della “città dei 15 minuti” è un’idea che parrebbe impraticabile in metropoli di grandi dimensioni come Milano, ma ci sono molti esempi che dimostrano il contrario. A tal proposito Luca Formenton afferma che: “Un esempio su tutti è la ricostruzione del Chelsea Market a New York, che ha trasformato un relitto di archeologia industriale, in un luogo di vita e attività  richiamando molti commercianti al dettaglio che si erano spostati nel New Jersey per gli affitti alti di Manhattan, e che sono tornati in un luogo ricostruito ad affitti calmierati dall’amministrazione della città. L’esatto contrario dei mega centri commerciali che spesso creano non luoghi dove la spersonalizzazione è assoluta”.

Un concetto, insomma, che pur essendo solo all’inizio di un lungo percorso, ha già chiaro l’obiettivo: cambiare la concezione di città grazie alla cultura. E i presupposti per farlo ci sono tutti.